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Due anni d’inchiesta sul Ponte Morandi
Foto Shutterstock
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Keystone-ats
4 anni fa
Sono 71 gli indagati per la tragedia del 14 agosto 2018, dall’inchiesta anche scoperte che hanno permesso di mettere in sicurezza altri tratti autostradali

Da pochi giorni Genova ha nuovamente il suo ponte, domani però sarà il secondo anniversario della tragedia. Dopo che la città è stata ricucita, però, gli occhi sono tutti sull’inchiesta della giustizia per la tragedia costata la vita a 43 persone. Il fascicolo infatti in autunno avrà una svolta: tra settembre e ottobre verrà consegnata la perizia sulle cause che hanno portato al collasso del viadotto il 14 agosto 2018. Sarà quella la prova che cristallizzerà eventuali responsabilità su cui poi si baserà il futuro processo.

Settantuno indagati

In questi 24 mesi sono stati indagati gli ex vertici di Aspi, di Spea, la società che faceva le manutenzioni, i funzionari del ministero dei Trasporti e i tecnici. Settantuno indagati, più le due società, accusate a vario titolo di disastro colposo, omicidio colposo plurimo, attentato alla sicurezza del trasporti, falso. Secondo i sostituti procuratori Massimo Terrile e Walter Cotugno e il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio, la struttura era ammalorata e nella società lo sapevano tanto che nel 2015 era stato approvato un progetto di retrofitting per consolidare le pile 9 (quella crollata) e la 10. Un restyling rinviato per tre anni che è stato anticipato dal crollo.

Rapporti manipolati

Scavando tra le macerie e la mole di documenti, gli uomini del primo gruppo della guardia di finanza, guidati dal colonnello Ivan Bixio, hanno scoperto che i report sulla sicurezza venivano edulcorati e modificati, i voti sulla reale condizione dei viadotti abbassati per permettere l’ingresso nella holding di nuovi soci (cinesi e tedeschi). La sicurezza, insomma, secondo l’accusa era finita in secondo piano tanto che i costi della manutenzione straordinaria del Morandi erano passati da un milione e 200 mila euro, quando le autostrade erano pubbliche, a 24 mila euro.

Non solo Genova

L’inchiesta, però, ha scoperto un vero e proprio vaso di Pandora da cui sono scaturite altre indagini. Da quella sui falsi report sui viadotti di altre regioni, alle barriere fono assorbenti difettose, fino a quelle sulla pericolosità delle gallerie. Dopo le prime intercettazioni, Aspi ha silurato l’amministratore delegato Giovanni Castellucci e gli altri ex vertici della società ed ha sostituito Spea con società esterne.

Perché non succeda più

L’ultimo fronte caldo è quello sulle gallerie dopo il crollo della volta della Bertè il 30 dicembre 2019 in A26. Da quel giorno sono partite le ispezioni nei 285 tunnel liguri e lavori urgenti in molte di queste, con disagi continui lungo il nodo autostradale. “Le nostre indagini - spiega il procuratore capo di Genova - hanno permesso di mettere in sicurezza l’intera rete autostradale. La cosa più importante e la sicurezza degli utenti affinché non succedano più tragedie come quelle di due anni fa”.

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