Estero
30 anni al bandito sardo Mesina
Keystone-ats
4 anni fa
A Graziano Mesina, ex primula rossa del banditismo sardo, si riaprono le porte del carcere

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei difensori di Graziano Mesina, rendendo definitiva la condanna a 30 anni. Per l’ex primula rossa del banditismo sardo si riaprono le porte del carcere. Il provvedimento è atteso in queste ore.

Mesina attualmente vive ad Orgosolo, nella vasta regione montuosa della Sardegna centrale chiamata Barbagia. È stato scarcerato nel giugno 2019 dopo la condanna in appello per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, nell’immediatezza della scarcerazione per decorrenza dei termini.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Cagliari sarebbe stato a capo di due gruppi criminali attivi in punti geografici della Sardegna per coprire l’approvvigionamento di vari tipi di droga, con base in queste due zone dell’isola. Con il rigetto del ricorso decade in via definitiva la grazia concessa nel 2004 dal presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi.

Mesina aveva 14 anni quando venne arrestato la prima volta per porto abusivo di pistola e oltraggio a pubblico ufficiale. Ottenne il perdono giudiziale, ma il conflitto con la legge ha poi scandito tutte le tappe della vita di quello che è stato a lungo definito “l’ ultimo balente” e che ha trascorso in carcere circa 40 dei suoi 78 anni di vita. Ma a segnare il percorso umano che ha fatto per molti anni di ‘Grazianeddu’ un mito non sono solo date e avvenimenti: tanti, infatti, sono i personaggi pubblici che in qualche modo si sono occupati di lui, penultimo di dieci figli di una famiglia di pastori di Orgosolo.

È notoria la grande considerazione che ebbe di lui Indro Montanelli, tra i primi a battersi perchè gli fosse concessa la grazia, ma sono in pochi probabilmente a ricordare che ad opporsi nel novembre del ‘91 alla concessione del provvedimento fu Giovanni Falcone, all’epoca direttore generale degli affari penali del ministero della Giustizia che disse “no” all’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il nome dell’ultimo ‘balente’ comparve anche nelle vicende seguite al rapimento del piccolo Faruk Kassam: Mesina sostenne di aver fatto da intermediario, favorendo la liberazione dell’ostaggio, ma la circostanza è sempre negata dagli inquirenti e ha portato ad una condanna per favoreggiamento.

Uscito nel 2004 dal carcere di Voghera dopo la concessione della grazia, Mesina tornò qualche tempo dopo nella “sua” Orgosolo e fece anche una visita informale al Consiglio regionale di Sardegna. Infine, disegnò il suo futuro da uomo libero: guida turistica nella Barbagia, nell’Ogliastra e nel Supramonte, nascondigli inespugnabili durante la latitanza e dopo le sue rocambolesche fughe, mantenendo sempre un carisma criminale inarrivabile, come provato dalla scuse di due ladruncoli che nello scorso marzo rubarono una Porsche e si scusarono con Mesina quando seppero che ne era il proprietario.

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