Economia
Gli USA lanciano un’azione antitrust contro Google
Foto Shutterstock
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Keystone-ats
3 anni fa
L’accusa è di abuso di posizione dominante e si parla di un possibile smembramento del colosso tecnologico

Gli Stati Uniti lanciano ufficialmente un’azione antitrust contro Google, accusata di abuso di posizione dominante. L’azione del Dipartimento di Giustizia è destinata ad aprire una guerra legale fra Washington e la Silicon Valley e rappresenta la maggiore azione antitrust degli ultimi decenni.

Coinvolti anche 11 stati americani
I documenti depositati dal Dipartimento di Giustizia mostrano che all’azione antitrust contro Google hanno aderito anche undici stati americani. L’intervento segue il rapporto del Congresso che ha accusato le big tecnologiche di monopolio e ha indicato la necessità di apportare modifiche, incluso un loro possibile smembramento.

“Ora non potrebbe emergere un’altra Google”
Secondo quanto affermato dalle autorità americane, Google mantiene il suo “monopolio” con il quale soffoca la concorrenza e causa danni ai consumatori e le sue pratiche “impediscono alle società rivali di competere”. Il Dipartimento di Giustizia spiega che senza un’azione potrebbe non emergere una prossima grande azienda come Google.

Due decenni fa Google è diventata una delle preferite della Silicon Valley: era una start up con una modalità “innovativa di effettuare ricerche su internet. “Quella Google non c’è più”, afferma il Dipartimento di Giustizia nella documentazione depositata in tribunale.

“La Google di oggi è un monopolio, una delle più ricche aziende al mondo con un valore di mercato di 1000 miliardi di dollari e ricavi annuali che superano i 160 miliardi. Per molti anni - proseguono le autorità americane - Google ha usato tattiche anticoncorrenziali per mantenere ed estendere i suoi monopoli sui mercati dei servizi per le ricerche online, della ricerca pubblicitaria”.

Google: azione “profondamente sbagliata”

Secondo quanto affermato da Google invece, l’azione antitrust del Dipartimento di Giustizia è “profondamente sbagliata”, aggiungendo che “La gente usa Google perché può scegliere di farlo, non perché è costretta o perché non trova alternative”.

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