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La mascherina, il nostro nuovo volto
Immagine Shutterstock
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Filippo Suessli
4 anni fa
C’è chi la usa e chi no, chi le vorrebbe obbligatorie e chi teme che non ce ne siano abbastanza. Ma cosa bisogna sapere sulle mascherine?

Mascherina chirurgica, FFP1, P2, P3, quella cucita dalla vicina di casa. Di questi lembi di tessuto non tessuto sentiamo parlare da mesi, sono diventati parte della nostra vita. E pensare che, fino a pochi mesi fa, pensavamo fossero un vezzo degli asiatici. Poi è arrivato il coronavirus e ha cambiato tutto. Come spesso accade ci siamo trasformati in tifosi pro o contro. Ma cosa si nasconde dietro a ciò che nasconde i nostri volti? Ci proteggono e quanto ci proteggono? Ce ne saranno per tutti e per sempre?

Il materiale: il tessuto non tessuto

Quasi tutte le mascherine che troviamo in vendita (fanno spesso eccezione quelle fai da te) sono prodotte con vari tipi di tessuto non tessuto. Sviluppatosi prima della Seconda guerra mondiale, il TNT è nato quale sostituto a basso costo dei prodotti tessili, la cui tessitura, appunto, comportava non pochi investimenti. Le fibre che lo costituiscono non sono intrecciate, bensì unite attraverso procedimenti meccanici, chimici o termici. Insomma, pressate, incollate o fuse. L’evoluzione di questi prodotti è stata incessante durante l’ultimo secolo e il TNT trova ormai applicazione di ogni genere, dall’abbigliamento all’agricoltura, dalle applicazioni sanitarie alla pulizia (il Vileda è, infatti, uno dei primi TNT ad avere un ampio successo commerciale). La scelta del tessuto non tessuto per la creazione delle mascherine, però, non è legata al costo, bensì al fatto che i tessuti tradizionali faticano a raggiungere le capacità di filtrazione necessarie allo scopo.

Le mascherine chirurgiche sono costituite di almeno tre strati di tnt a base di polipropilene, ognuno con finalità diverse. A svolgere l’azione filtrante è lo strato interno.

La mascherina chirurgica

È quella che si trova sul mercato a un prezzo ancora abbordabile ed è quella che vediamo sui volti della maggior parte delle persone che scelgono di proteggere se stessi e gli altri. Anzi, quando si parla di mascherina chirurgica, si proteggono soprattutto gli altri. In Svizzera è sottoposta all’Ordinanza sui dispositivi medici. Per capire se rispetta la legge dovete trovare il marchio CE. Mentre sulla scatola è auspicabile che vi sia l’indicazione della norma Europea che devono seguire: EN 14683. La dichiarazione di conformità, comunque, è fatta dal fabbricante.

Le mascherine chirurgiche sono suddivise in tre categorie. Quella di tipo I filtra almeno il 95% dei batteri (queste non sono ammesse in ambito medico-sanitario, così come presso le persone con sintomi respiratori sospetti per Coronavirus, i pazienti confermati Covid-19 positivi e i convalescenti), quella di tipo II ne filtra almeno il 98%, mentre quella di tipo IIR ha superato anche il test di resistenza agli spruzzi. In laboratorio gli è stato spruzzato del sangue sintetico che non è penetrato. Vi è da dire che l’Ordinanza 2 Covid-19 ha autorizzato a Swissmedic delle deroghe alla marchiatura CE, quindi potreste trovare in commercio delle mascherine che non riportano questo marchio.

Le mascherine chirurgiche sono destinate principalmente a proteggere da una contaminazione le persone che stanno intorno - e dunque non chi le indossa. Costituiscono comunque un sistema di barriera anche per chi le porta. Devono essere usate dagli individui infetti o potenzialmente infetti nonché dagli operatori sanitari che li assistono. Per i bambini non sono raccomandate, salvo se esistono indicazioni mediche specifiche. Sono monouso, dunque usa e getta.

Quando indossarla?

La grande discussione, da inizio pandemia è: quando indossare la mascherina? Il Canton Ticino ha risposto a questa domanda, pubblicando anche un flyer di spiegazione. A suggerire di indossarla o meno sono due parametri, la distanza fisica che si può mantenere dagli altri soggetti e il tempo che si passa con loro. Se si passa poco tempo (meno di 15 minuti quindi) ad almeno due metri da una persona, la mascherina non è raccomandata. È invece raccomandata se si passa molto tempo con una persona (15 minuti o più) e non si può mantenere la distanza di due metri. Non c’è una raccomandazione, invece, se non si può rispettare solo uno dei due criteri. Il Cantone, in questo caso, se la cava con un «può essere utile».

Quanto e come indossarla?

Spesso ci si chiede per quanto tempo una mascherina è utilizzabile. Questa domanda non ha una risposta semplice. In primo luogo perché dipende da quante mascherine abbiamo a disposizione. Molti in rete suggeriscono metodi di lavaggio o di sterilizzazione che, va sottolineato, non sono accettati dalle autorità sanitarie. Il Farmacista cantonale, però, nelle Direttive sull’uso delle mascherine nel settore extraospedaliero, pubblicata il 4 aprile scorso, offre qualche suggerimento che può valere anche per la popolazione:

- In linea di principio si dovrebbe indossare la mascherina chirurgica per almeno 4 ore, salvo rottura, danni evidenti o sporcizia, fino a un massimo di 8 ore.

- Prima di indossare la mascherina lavarsi le mani con acqua e sapone o con soluzione disinfettante.

- Indossare accuratamente la mascherina lavarsi le mani con acqua e sapone o con soluzione disinfettante.

- Evitare di toccare la mascherina in modo da coprire la bocca e il naso e assicurarne l’aderenza per minimizzare gli spazi.

- La mascherina deve essere tolta dopo aver levato tutto il materiale di protezione (guanti, sovracamice, occhiali), ripiegando su se stesso il lato che è stato a contatto con la bocca.

- Gettare immediatamente la mascherina dopo averla levata, possibilimente in un cestino a pedaliera.

- Le mani devono essere disinfettate dopo aver tolto la mascherina.

In questo video, l’Ufficio federale della sanità pubblica ha illustrato il metodo corretto di indossare una mascherina. Un video molto utile che, però, ha suscitato qualche scherno a causa delle dimensioni eccessive della mascherina utilizzata dall’attrice. Anche il delegato dell’UFSP per il Covid-19, Daniel Koch, sollecitato in conferenza stampa, ha ammesso che probabilmente la mascherina utilizzata nel video non era della misura giusta.

Molte persone hanno poche mascherine, cosa fare dunque se non si può gettarla ogni volta dopo l’uso? Benché le autorità lo sconsiglino, sempre nella direttiva per l’uso extraospedaliero, il Farmacista cantonale offre qualche consiglio che può essere utile. Le sue indicazioni sono dedicate agli operatori che durante lo stesso turno tolgono e poi rimettono il dispositivo di protezione individuale, ma sono interessanti anche per chi ne fa un utilizzo in pubblico:

- Disinfettare le mani ogni volta prima del riutilizzo della mascherina.

- Quando non si è in contatto con i pazienti, abbassare la mascherina sotto il mento e rimetterla in posizione quando necessario, afferrandola solo per gli elastici e infine facendola aderire al viso.

- Quando la mascherina non viene usata, appenderla in un luogo arieggiato appositamente designato lasciandola penzolare liberamente oppure appoggiarla dal lato esterno (lato non a contatto con la bocca) su una superficie precedentemente disinfettata.

- Per minimizzare il rischio di contaminazioni crociate, le mascherine vanno depositate in modo che non si tocchino tra di loro e che si possa identificare chiaramente a chi appartiene la mascherina.

La mascherina comunitaria e mascherine fai da te

Le mascherine comunitarie, spiega il Farmacista cantonale nella sua circolare del 16 aprile, sono «mascherine in tessuto lavabili e quindi riutilizzabili, non certificate né come dispositivo medico, né come dispositivo di protezione individuale, destinate alla popolazione generale primariamente come controllo delle emissioni tramite respirazione, gli starnuti e i colpi di tosse, ovvero per proteggere terzi e superfici da proiezioni di goccioline o aerosol potenzialmente contenenti virus». I produttori di queste mascherine devono rispettare le specifiche della Task Force del Consiglio federale.

In termini di filtrazione devono respingere almeno il 70% delle particelle di 1 micrometro, devono resistere alla penetrazione di liquidi biologici, garantire degli standard di respirabilità e devono poter essere lavate a 60° in lavatrice almeno 5 volte.

Proprio per queste mascherine è stato creato il marchio Testex.

Quelle fatte in casa, oppure da artigiani, invece non sono considerate nemmeno mascherine comunitarie, a meno che si sia richiesta un’autorizzazione da parte di Swissmedic, della Seco o che siano state testate da un laboratorio accreditato, vanno considerate accessorio d’abbigliamento. Il Farmacista spiega che devono essere offerte o vendute «senza vantare qualsivoglia efficacia nell’ambito della pandemia Covid-19». Ma servono a qualcosa? Secondo la circolare «possono essere utili come protezione esterna per le mascherine chirurgiche e respiratorie monouso, allo scopo di allungarne il periodo di utilizzabilità».

I dispositivi di protezione individuale

Se ne avete a casa, o se avete voglia di spendere (ormai costano attorno ai dieci franchi l’una) potete optare per le mascherine professionali, i Dispositivi di protezione individuale (DPI). Queste, le FFP2, FFP3 (con o senza valvola), devono rispettare le norme CE EN 149 oppure essere autorizzate in deroga dalla SECO. Garantiscono una maggiore protezione dell’individuo, ma qui è importante sottolineare una cosa: quelle con valvola proteggono chi le indossa, ma non le altre persone, anzi, il meccanismo che facilita la respirazione rischia di proiettare più lontano le goccioline contenenti il virus. Infatti, secondo la circolare del 15 maggio del Farmacista cantonale «costituiscono un rischio per gli altri». Nonostante il costo anche queste sono monouso e chi non è abituato può tollerarle meno sul viso rispetto a quelle chirurgiche. Come per queste ultime, l’avvertenza è sempre la medesima: «La mascherina da sola non protegge. Le misure d’igiene e di distanziamento fisico devono essere mantenute», spiega il Farmacista cantonale.

Le mascherine di Bug's Bunny

Per concludere con una nota di colore, sulle mascherine e sulla loro utilità durante questa pandemia si è detto di tutto e di più, ma pochi hanno raggiunto l’epica comicità del presidentte della Regione Campania Vincenzo De Luca. L’esponente del Partito Democratico, tra i più rigidi nell’introduzione di misure di distanziamento sociale, durante uno dei suoi numerosi interventi su Facebook ha mostrato le mascherine che la Protezione civile italiana avrebbe inviato alla Campania, 552mila unità. «Queste cose», commenta, «ci vuole una fantasia accesa per definirle mascherine. Questa va bene come maschera per bunny, sapere il cartone animato?». Ma leggerlo non rende, godetevi il video.

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