Venerdì scorso presso il Teatro Sociale di Bellinzona è stato presentato il documento “Piano nazionale sulla salute cerebrale”. Un documento fra i primi al mondo che consente di dare una struttura più organizzata alla cura del cervello sull’arco di tutta la vita. Un documento alla cui stesura ha partecipato anche il premio Nobel Thomas Südhof. Abbiamo però dapprima incontrato l’autore, il primario di neurologia dell’Inselspital di Berna Claudio Bassetti.
Perché è importante avere un piano di questo tipo?
“Avere un piano di questo tipo si è reso necessario perché da
un lato abbiamo un peso delle malattie cerebrali in crescita, ovvero sia quelle
neurologiche sia le patologie psichiatriche. Dall’altro, negli ultimi 20 anni abbiamo
realizzato che queste malattie possono essere prevenute. Ci sono quindi
finalmente degli approcci che ci permettono di diminuire il peso di queste malattie,
che crescono non solo per via dell’invecchiamento della popolazione, ma anche a
causa di ragioni legate alla società stessa, che portano ad esempio – già in
adolescenza – ad un’esplosione delle patologie mentali. Il messaggio è quindi
doppio: abbiamo tantissime persone colpite da queste patologie, circa 1 su 2, ma
ci sono comunque le possibilità per prevenirle. Vogliamo quindi lanciare un
messaggio positivo: possiamo promuovere la salute, ma dobbiamo partire subito
con una serie di misure, che saranno pubblicate nel documento in questione”
Nel documento ci si occupa del cervello non solo come organo,
ma anche come entità astratta. È corretto?
“Esatto. Quando noi parliamo
di salute cerebrale lo vediamo anche nell’ottica delle patologie mentali: il cervello
sano è la premessa anche per una salute mentale sufficiente e viceversa le
patologie mentali influiscono anche sulle patologie del cervello. Sono dunque
due gruppi di malattie che sono due facce della stessa medaglia. C’è un’interazione
fra cervello-mente, fra ambiente-società e quello che accade nel nostro
cervello”.
La malattia da sconfiggere? "’Alzheimer"
Oltre a Bassetti, come detto, venerdì a Bellinzona era anche presente il premio Nobel per la medicina nel 2013 Thomas Südhof, che si aggiudicò il premio grazie alle sue scoperte sui principi basilari del funzionamento del cervello umano.
Le malattie del cervello sono quelle di cui probabilmente conosciamo
meno e sono forse tra quelle che ci spaventano di più. C’è la speranza di
sconfiggerle?
“È proprio così, sono quelle più importanti, anche per l’impatto
sulla vita umana, che è sottostimato. Le persone sono più spaventate dal cancro
e dal diabete, che sono sicuramente malattie importanti. Però, spesso si
sottostima l’impatto che una malattia cerebrale può avere su milioni di persone.
Il punto è che non capiamo ancora così bene il cervello, di conseguenza non
conosciamo ancora in tutto e per tutto le malattie. Ci sono sicuramente stati
dei progressi scientifici e speriamo ce ne siano altri, ma finora gli investimenti
in questi ambiti sono stati limitati paragonati a quelli per la ricerca sul
cancro. Le malattie cerebrali sono forse più complesse rispetto a quelle legate
al cancro e a causa degli scarsi finanziamenti non sorprende che i progressi
sono stati limitati. Ma con l’aumento degli investimenti nella ricerca neuroscientifica
e sui disordini cerebrali penso che i progressi aumenteranno”.
Ci sono le cure e c’è la prevenzione. Come possiamo fare noi
esseri umani prenderci cura del nostro cervello?
“Se vogliamo prevenire le malattie dobbiamo capire il perché
queste arrivano, ma ad oggi non siamo ancora in grado di capirlo. Siamo riusciti
a scoprire qualcosa in più sugli ictus e questo è importante per la
prevenzione. Sappiamo infatti cosa è necessario fare, come i controlli della
pressione e del colesterolo. Però, per prevenire qualcosa come l’Alzheimer dobbiamo
dapprima capire come questa malattia si genera, ma non lo sappiamo. Conosciamo i
fattori di rischio a livello genetico, ma non sappiamo come questi determinano
la malattia. Quello di cui abbiamo assolutamente bisogno – ed è parte del Piano
– è la necessità di comprendere queste malattie e di fatto serve maggiore ricerca
traslazionale di base che ci spiegherà come queste malattie diventano disfunzionali,
come si sviluppano e come possiamo prevenirle. Ma ad oggi questo ancora non lo
sappiamo”.
Se lei potesse scegliere una malattia del cervello di cui
trovare la cura, quale sceglierebbe?
“Sicuramente l’Alzheimer, perché ha il maggior impatto. Il
rischio, ad esempio, dei cittadini americani di sviluppare la malattia dopo i 90
anni con l’invecchiamento progressivo cresce più del 50%. Dati non da poco:
bisogna infatti considerare che ad oggi ci sono sempre più persone che vivono
oltre i 95 anni. È triste arrivarci magari fisicamente sani ma senza più alcuna
capacità cognitiva. La nostra mente è il tesoro più prezioso che abbiamo”, ha
concluso il premio Nobel.