
Le piccole e medie imprese (PMI) svizzere guardano con apprensione al futuro: il relativo barometro calcolato annualmente dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ) e dalla scuola universitaria professionale zurighese Kalaidos è al momento a -6,3 punti, valore più basso da quando esiste l'indicatore, cioè dal 2021. Rispetto al 2024 il barometro è diminuito di 7,9 punti, riflettendo le tensioni internazionali derivanti dall'attuale politica economica degli Usa. Per capire il quadro della situazione in Ticino, abbiamo interpellato il presidente della Camera di Commercio ticinese Luca Albertoni.
C'è un quadro internazionale che preoccupa un po' tutti. Questo sentimento c'è anche qui da noi tra le PMI ticinesi?
“Tutto sommato non facciamo eccezione, seguiamo l'andamento nazionale e l'impressione è un po' la stessa. Il contesto generale di certo non aiuta, l'aspetto degli investimenti è quello che preoccupa di più. In una situazione di incertezza vengono rallentati o bloccati gli investimenti. Questo può avere degli effetti a medio-lungo termine sulla competitività delle aziende e anche sull'occupazione. Quindi è una preoccupazione condivisa un po' da tutti. Che sia poi tutta colpa di Trump o della situazione geopolitica internazionale, starei attento a fare distingua anche perché determinate difficoltà sono figlie di situazioni createsi ben prima dell'avvento della nuova amministrazione americana, mi riferisco in particolare alla Germania. Il discorso va dunque un po’ differenziato, però oggettivamente un po' di preoccupazione c'è".
Queste preoccupazioni non sono quindi legate solo agli USA e ai dazi. Può essere più preciso?
“Non dobbiamo dimenticare che tutto questo va ad inserirsi in una situazione di frenata che è nata già durante il 2024 con le difficoltà della Germania, nostro tradizionale partner commerciale. Una situazione di tensione geopolitica che coinvolge molti paesi non aiuta ed è un elemento in più. Però non bisogna nascondersi solo dietro ai nervosismi dell'attuale presidente americano”.
Il barometro è il più basso da quando esiste l’indicatore, quindi dal 2021. Si rinuncia molto agli investimenti per i timori, si teme la mancanza di possibilità di proteggersi da un'evoluzione che in gran parte non dipende da noi. È così fosco il quadro per il futuro?
"No, non lo vedo così negativo. L'incertezza è naturalmente uno dei nemici peggiori per l'economia. Al momento la situazione, in determinati settori, non è così grave, come il settore dei servizi che non è particolarmente toccato dalle decisioni americane. Il quadro è un po' più complesso e diversificato. Questi sondaggi sono validi, traducono un sentimento, ma questo non vuol dire che l'andamento economico sia fortemente negativo. Raccoglie delle impressioni, dei timori, che è giusto che emergano per permettere anche alle autorità politiche di prendere determinare misure. Come detto, ci sono settori in difficoltà maggiore, con aziende che hanno problematiche importanti. Penso per esempio a chi lavora direttamente con gli USA. Per altre invece la situazione è abbastanza stabile. Chiaro che il quadro è meno positivo rispetto a qualche mese fa anche se noi avevamo rilevato già nel 2024 una preoccupazione abbastanza forte, che adesso mi sembra si stia confermando. Forse è addirittura cresciuta in maniera legittima".
Quindi timori e difficoltà manifesti. Ma voi come Camera di commercio potete in qualche modo intervenire per tendere una mano?
"Cerchiamo di farlo aiutando le aziende a capire cosa sta succedendo. Non sempre è evidente interpretare il bombardamento di messaggi che arrivano tutti i giorni. Poi le possibilità di azione a livello locale sono limitate. Se pensiamo al contesto geopolitico internazionale, sono cose che avvengono a livelli molto più alti dei nostri, sui quali noi possiamo avere poca influenza, se non l'armamentario classico di sempre, come facilitare un po' la vita alle aziende con meno burocrazia. Ma il contesto mondiale è talmente grande e complesso che è quasi impossibile influenzarlo".
Albertoni lei è fiducioso?
"Un po' per carattere e un po' per ruolo devo esserlo, altrimenti non sarebbe un bel segnale. Bisogna essere prudenti e consapevoli delle difficoltà, però abbiamo dimostrato nell'arco di questi 20 anni che l'economia ticinese e svizzera riesce a cavarsela abbastanza bene anche in momenti di difficoltà estrema. Penso che anche questa volta in qualche modo riusciremo a riemergere”.