Ticino
Organismi esotici invasivi, occhi puntati sul tarlo asiatico
Admin.ch
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Redazione
10 giorni fa
Sempre più numerosi gli organismi esotici che minacciano il nostro territorio. Sotto la lente alcune piante che stanno colonizzando i boschi di protezione e due insetti.

Combattere gli organismi esotici che giungono sul nostro territorio, conoscere quelli già presenti ed essere preparati per quelli che sono alle porte del Ticino. Per parlarne ieri a Bellinzona si è tenuto un incontro formativo per capire come arginare le conseguenze di queste specie invasive, ma anche i pericoli che comportano.

La funzione del bosco di protezione

Che siano piante o insetti poco importa, le sfide per contrastare il fenomeno sono sempre più numerose. La crescita della mobilità, la globalizzazione del commercio, ma anche i cambiamenti climatici favoriscono infatti l’arrivo di nuove specie vegetali che si insediano nei nostri boschi. “Il bosco di protezione deve essere biodiverso, perché ognuno ha la sua funzione di ancoramento del terreno”, spiega ai microfoni di Ticinonews il coordinatore del Gruppo di lavoro Organismi alloctoni invasivi, Mauro Togni. “È importante per far sì che quando ci sono degli eventi, come una caduta di sassi, il bosco freni e i massi non arrivino sulle nostre infrastrutture”.

Il rischio di monocolture

La tendenza di queste specie invasive è di formare delle monocolture: dove si insediano rimangono solo loro. “Ci sono degli esempi già visibili in alcune zone del cantone, ad esempio dove abbiamo la palma “ticinese”, che ha già formato dei popolamenti molto densi”. Le radici di questa pianta “non sono in grado di fermare la caduta di sassi”. Se questa si instaura quindi in un bosco di protezione e diventa l’unica specie presente “la funzione di protezione non è più data”.

Gli insetti

Numerosi anche gli insetti che hanno un impatto sulla vegetazione, due in particolare sono sotto i riflettori e monitorati. Il tarlo asiatico e il coleottero giapponese. Se quest’ultimo ha già fatto parlare parecchio di sé, e si è insediato nel nostro territorio, il tarlo asiatico invece è alle porte del Ticino, in un focolaio di importanti dimensioni in Lombardia. “Siamo preoccupati perché c’è l’introduzione involontaria, dovuta all’importazione di imballaggi di legno o piante ornamentali, ma anche, considerando la grandezza dei focolai e il numero in Italia, il rischio di volo attivo per il Ticino”, afferma la collaboratrice scientifica della Sezione forestale cantonale Andrina Rosselli. “Il tarlo asiatico del fusto e quello delle radici attaccano oltre 100 specie di latifoglie, in particolare acero, betulla, ontano, salice. Quello delle radici anche citri, rose e melo”. Le conseguenze se dovessero giungere in Ticino sarebbero importanti. “Bisognerebbe abbattere tutti gli alberi infestati, rispettivamente quelli potenzialmente infestabili in una zona tampone di 100 metri”. Lo schema del tarlo asiatico sembrerebbe ricalcare quello del coleottero giapponese qualche anno fa. Nel frattempo, questo insetto si è insediato in particolare nel Mendrisiotto, colpendo duramente i viticoltori. Monitorato costantemente ora è giunto anche al Piano di Magadino.

C’è comunque ottimismo

Grandi le sfide, come anche i costi per arginare il fenomeno e contenere le conseguenze, ma si rimane ottimisti. “Le preoccupazioni sono aumentate, la conoscenza è aumentata, le risposte pure. Tutto sommato sono ottimista sui risultati di questo workshop”, conclude Togni.