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No alla riforma fiscale delle persone fisiche: “I grandi redditi lasciano il Ticino? È un mito”
Redazione
10 giorni fa
È il pensiero del comitato "Stop ai tagli", che ieri ha lanciato la campagna contro la riforma fiscale delle persone fisiche. Tema che sarà oggetto delle prossime votazioni del 9 giugno.

Per stare tutti al tavolo e lanciare la campagna "Stop ai tagli", hanno dovuto stringersi un po’. La riforma fiscale delle persone fisiche, per cui il 9 giugno saremo chiamati ad esprimerci, è infatti combattuta da tutte le forze di sinistra e dai sindacati. Nel mirino ci sono due misure: il taglio in due tappe dell’aliquota massima sul reddito dal 15 al 12% e la riduzione per tutti dell’aliquota dell’1,66%. Misure, soprattutto la prima, che Zeno Casella del Partito comunista, considera un regalo ai superricchi a discapito della qualità del servizio pubblico. “Questo lo dimostrano i dati, è una riforma che di fatto avvantaggia i grandi redditi, i super ricchi, i multimilionari. Se guardiamo le cifre che sono a disposizione della commissione della gestione, vediamo che ci sono 12 plurimilionari che da questa riforma guadagneranno 4 milioni di franchi in sgravi fiscali. Si tratta di persone di questi soldi non hanno così bisogno, non quanto i cittadini comuni che non arrivano alla fine del mese”.

Riduzione delle imposte per i grandi redditi

Nel 2017 lo 0,5% delle persone fisiche garantiva il 20% del gettito dell’imposta cantonale sul reddito. Nelle intenzioni del Governo, la riduzione delle imposte per i grandi redditi permetterebbe di evitare che questi lascino il Ticino, soprattutto in previsione di una concorrenza fiscale tra cantoni che potrebbe crescere. “Noi abbiamo guardato i dati a partire dal 2000 in tutta la Svizzera, divisi per cantoni”, spiega Ivo Durisch, capogruppo PS in Gran Consiglio. “Abbiamo visto che il Canton Ticino è quello che ha visto un aumento maggiore di persone con una sostanza al di sopra di 5 milioni”. Secondo Casella sono diversi i fattori che spingono sempre più persone, anche facoltose, a trasferirsi nel Cantone: “non bisogna considerare soltanto la pressione fiscale tra i fattori che influenzano la decisione ma anche il fatto che abbiamo un alta qualità della vita, una buona amministrazione e un clima favorevole”.

Una riforma dal costo di 56 milioni l’anno

A regime la riforma dovrebbe costare 56 milioni l’anno al Cantone e 40 ai Comuni. I tagli alla spesa pubblica sarebbero inevitabili, con conseguenze sulle prestazioni, sottolinea Davina Fitas dell’OCST. “Già adesso abbiamo un costo della vita che è aumentato, non ci sono più degli aiuti che prima erano previsti. Questo va a ledere il potere d’acquisto. Di conseguenza, anche tutti quegli enti che hanno dei mandati di prestazione del Cantone che si vedono sempre ridurre questi finanziamenti. Per questo si nota già un deterioramento della qualità del lavoro”.

"Gli altri partiti saranno sicuramente d’accordo”

La riforma fiscale prevede però anche altre misure: l’aumento delle deduzioni per le spese professionali, la riduzione al 3% dell’imposizione massima sui prelievi dal secondo pilastro e le riduzioni sulle imposte di successione e donazione. Misure ben viste anche dai referendisti, ma che salterebbero in caso di bocciatura della riforma il 9 giugno. Durisch pensa che questo risultato sia improbabile: “noi abbiamo presentato tre iniziative elaborate che ripropongono quelle tre misure che accettiamo. Se la riforma venisse bocciata c'è tutto il tempo, fino a dicembre, per accettarle se gli altri partiti saranno d'accordo".