Agricoltura
È tempo di asparagi, Reboldi: "Partiti molto bene, ma il freddo interferisce"
Redazione
13 giorni fa
La raccolta degli asparagi in Ticino ha avuto un ottimo inizio grazie al caldo anomalo, ma si è rallentata a causa del freddo, con i produttori che ammettono una certa fatica a competere con le importazioni estere, che prendono il via già a gennaio.

La raccolta degli asparagi ha preso il via anche in Ticino. Un ortaggio versatile che piace, ma che non è semplice da coltivare e che per la quasi totalità viene importato dall’estero. Quest’anno la stagione di questo vegetale ha potuto godere di un ottimo inizio grazie al caldo anomalo delle scorse settimane, seguito tuttavia da un rallentamento verificatosi proprio in questi giorni, decisamente più freddi. A Ticinonews ne abbiamo parlato con Romano Reboldi, titolare dell’omonima azienda agricola di Sant’Antonino, che da 12 anni li coltiva nei suoi 6mila metri quadrati. “Un mese di aprile con 28°C è da record, non si era praticamente mai visto. Quindi il terreno caldo ha fatto sì che gli asparagi sono partiti velocemente. Ora, però, si sono già bloccati a causa del freddo: ieri mattina le temperature erano infatti di poco al di sopra dello zero. Uno sbalzo di temperatura decisamente importante”.

Un lavoro impegnativo

La raccolta degli asparagi va considerata un lavoro impegnativo, come ci conferma Reboldi. “Ci vuole tanta mano d’opera, perché è un lavoro che va fatto a mano. Quindi c’è davvero molto lavoro dietro, anche perché è una coltura che resta nel terreno tutto l’anno. Gli asparagi vengono inoltre lavorati unicamente 60 giorni su 365”. La stagione finirà infatti a metà giugno, quando sarà poi necessario lasciare alle piante il tempo di rigenerarsi. Ad aver dato l’idea a Reboldi di coltivare asparagi è stato il Segretario dell’Associazione orticoltori ticinesi, Tiziano Pedrinis che ci ha spiegato che “l’asparago è una delle poche colture orticole che rimangono sul campo per parecchi anni, a differenza di molti altri che durante l’anno vengono seminate e raccolte”.

730 tonnellate nel 2023

Stando ai dati dell’Unione svizzera produttori di verdura, nel 2023 nel nostro Paese sono state raccolte in totale 730 tonnellate di asparagi, la maggior parte delle quali in Svizzera Interna. “La superfice che abbiamo in Ticino è decisamente limitata”, ci dice sempre Pedrinis. “Parliamo di un paio di ettari circa, l’equivalente di tre campi da calcio”. Una superfice, dunque, infinitesimale paragonata a quella che viene offerta nel resto della Svizzera. “Devo anche dire che la superfice elvetica produce il 4-5% del totale degli asparagi consumati nel nostro Paese”.

Prima dall’estero, poi autoctoni

La percentuale restante va quindi ricondotta alle importazioni che prendono il via già a gennaio, motivo per cui già in pieno inverno è possibile trovare nei supermercati e nei ristoranti degli asparagi. “Nei mesi freddi questi prodotti vengono prevalentemente dal Messico e dal Perù, per poi arrivare in primavera dove le importazioni sono prevalentemente dall’Italia o dal Nord della Germania, ma solo per quanto riguarda gli asparagi bianchi destinati alla Svizzera tedesca”, spiega Pedrinis. Quelli elvetici, invece, arrivano solo ora. Per quanto riguarda il colore, bianco o verde, ci sono delle differenze? “La differenza sta semplicemente nel metodo colturale: quello bianco viene coltivato in campi in cui viene ricoperto da cumuli di terra, mentre quello verde viene solamente raccolto su campo liscio, dove viene tagliato a livello del suolo”.

Importazioni che si fanno sentire

Anche Reboldi che coltiva asparagi verdi sente la pressione dell’import, in particolare per quanto riguarda i prezzi. “Ormai non possiamo competere con quelli esteri, perché il nostro prezzo è più alto. Però, la mano d’opera c’è così come il costo”. Per ora l’azienda agricola riesce comunque a vendere le quantità che coltiva. “Per ora non possiamo lamentarci, riusciamo a vendere quasi tutti. Finché la gente apprezza il nostro prodotto ed è disposta a pagare qualcosa in più rispetto a quelli esteri a noi va bene”. Di modalità di cucinarli e di ricette ce ne sono a bizzeffe, non resta quindi che attendere ulteriori giornate propizie per approfittarne, e goderseli.