Diplomazia
Cassis su Lavrov: "Le sue critiche le prendo come un segnale di richiesta per le trattative"
Redazione
11 giorni fa
Il consigliere federale Cassis ha affrontato le critiche russe alla Svizzera durante una serata all'USI di Lugano organizzata dalla Camera di commercio, ribadendo l'importanza di stringere legami con i partner europei. Lavrov ha definito la Svizzera ostile, mentre Cassis ha ribadito che la Svizzera resta neutrale nonostante i rapporti con la NATO.

Questa sera presso l’Aula magna dell’Università della Svizzera italiana a Lugano si è tenuta una serata pubblica organizzata dalla Camera di commercio, il cui focus sono stati i delicati rapporti tra Svizzera e Ue. Durante la serata si è però anche parlato di sicurezza militare e prospettive economiche. Ospite d’onore è stato il consigliere federale Ignazio Cassis, con il quale abbiamo approfondito anche questione come le critiche russe nei confronti della Svizzera e le indiscrezioni secondo cui il Consiglio federale avrebbe fatto un accordo per un ufficio di collegamento alla NATO a Ginevra e possibili avvicinamenti tra la Confederazione e l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico. Nel suo discorso di apertura, il consigliere federale ha affermato che “il mondo non è in buona salute: in Svizzera i sintomi sono sempre più seri, bisogna agire". La ricetta per un Paese con le caratteristiche della Svizzera “è solo una: quella di riuscire a stringere legami sempre più stretti con i propri partner”. Un chiaro riferimento, questo, al mandato negoziale con l'UE, che ha avuto il via libera dal Consiglio federale - dopo anni di vicissitudini - nel marzo scorso ed è tuttora in corso. Un accordo rispetto al quale sussistono pareri discordanti, dove c’è chi più scettico e chi meno.

Cassis: “Le critiche? Un segnale per sedere al tavolo delle trattative”

Facendo riferimento alla Conferenza di pace sull'Ucraina, non mancano le critiche provenienti dalla Russia in merito al grande impegno svizzero per questo grande evento. Il Ministro degli affari esteri Sergej Lavrov ha infatti definito la Svizzera come un Paese ostile. “Sono affermazioni che fanno parte della retorica di guerra, probabilmente al posto loro diremmo la stessa cosa”, afferma Cassis. “Ogni guerra implica a sua volta una guerra di informazioni, quindi è una retorica che ci si aspettava ed è normale in periodi bellici”. Tuttavia, il fatto che la Russia continui a parlarne “significa che non è così indifferente come vuol far credere, quindi spero di interpretare questo interesse come un segnale di richiesta al fine di trovare un modo di poter sedere al tavolo delle trattative, soprattutto perché senza la Russia non è possibile intraprendere una via verso la pace”. Un invito alla Russia alla Conferenza non è né da escludere né da confermare, “perché oggi sono in corso scambi importanti per valutare quando sarà il momento giusto per aprir loro le porte”. Per quanto concerne invece la partecipazione della Cina le dichiarazioni divergono. “La Cina sta già partecipando dell'ideazione, c'è stata una cooperazione molto chiara. Ma chi e come parteciperà alla Conferenza non lo sappiamo ancora, anche perché gli inviti non sono stati ancora spediti”.

Svizzera e NATO sempre più vicine?

Guerre e tensioni stanno avvicinando la Svizzera anche un po’ alla NATO? “Un po', sì ma voglio essere molto chiaro: non viene comunque presa in considerazione una partecipazione della Svizzera all’Alleanza, perché siamo un Paese neutrale e vogliamo restarlo”. Il Consiglio federale era infatti stato chiaro sulla questione, “anche se sono decenni che collaboriamo in certe situazioni, come le missioni di pace in Kosovo. Lavoriamo anche con l’ONU e certe cose le facciamo anche con la NATO, ma pur sempre mantenendo una totale indipendenza da queste alleanze”. Ma recenti indiscrezioni hanno svelato l'accordo per un'apertura di un ufficio collegamento alla Nato a Ginevra. Inoltre, a inizio mese, il Consiglio federale ha approvato l'adesione all'iniziativa Skyschild europea. Come si situano queste due mosse? “Il primo si situa nella diplomazia, è un ufficio nella Ginevra internazionale, che non ha nulla a che vedere con le relazioni tra NATO e Svizzera. Il secondo si situa invece in una cooperazione militare che abbiamo con le forze militari francesi, perché andiamo a prendere una tecnologia che useremo anche noi. Quindi è chiaro che dovremo essere istruiti su questa tecnologia, di conseguenza ci sarà una cooperazione. Esattamente come compriamo gli aerei da combattimento dall'industria militare americana, anche questo è indispensabile: senza non potremmo avere un esercito, ma ciò non significa che domani andiamo in guerra uniti o che ci troviamo a fare esercitazioni di guerra insieme”.

Svizzera e Ue: “Un buon rapporto è fondamentale”

Le guerre, si sa, stanno spingendo la Svizzera sempre più vicino all'Ue. Cassis ha sempre affermato che tessere legami solidi con i nostri partner europei è fondamentale, soprattutto in tempi di crisi come questo. Quanto stanno influendo queste crisi nell’avvicinamento con l’Europa? “Ci sono influenze positive e negative. Quella positiva è che in periodi di incertezza e di grande insicurezza come quello che stiamo attraversando è importante andare d'accordo con i vicini”. L'aspetto negativo riguarda invece il fatto che l’Unione europea è molto impegnata sul fronte delle guerre e dei conflitti – in Ucraina, in Medio Oriente e nei Balcani occidentali – “e la Svizzera passa così in secondo piano. Ma complessivamente questa situazione “dovrebbe essere per noi propizia, perché ci troviamo nel continente europeo e la sicurezza va vista non a livello nazionale, bensì continentale. Quindi avere buoni rapporti è fondamentale”.

Botte piena e moglie ubriaca? “Probabilmente no”

Insomma, è bene trovare soluzioni mirate senza però perdere l'indipendenza dall'UE, i salari elvetici  e l'autonomia in termini di migrazione. Ma è davvero possibile, come si suol dire, ottenere la botte piena e la moglie ubriaca? “No, probabilmente la botte non sarà piena al 100% e la moglie non sarà completamente ubriaca. Come in ogni trattativa non si può avere tutto, bisogna riuscire a mantenere ciò che è essenziale e gli altri faranno la stessa cosa. È proprio su questo terreno che lavoriamo con l'UE”. Il Consiglio federale ha stabilito “degli interessi vitali svizzeri sui quali non cederemo, e anche l'Unione europea ha i suoi principi vitali su cui non cederà. La magia del negoziato starà nel trovare quel piccolo spiraglio di compromesso che si trova a metà strada, e alla fine il risultato sarà valutato dal Consiglio federale, che deciderà se è accettabile o meno, poi il parlamento lo valuterà a sua volta e alla fine sarà il popolo a dire la sua”, ha concluso Cassis.