Società
Agevolare il lavoro dopo la pensione, "Interrompere l'attività può rappresentare una caduta nel vuoto"
Redazione
11 giorni fa
Con Giampaolo Cereghetti, presidente dell'Associazione Ticinese Terza Età (ATTE), abbiamo commentato le misure proposte da Pro Senectute e Unione svizzera degli imprenditori per "promuovere la prosecuzione dell'attività lavorativa dopo l'età si pensionamento".

Aumentare la franchigia Avs per gli over 65, premiare maggiormente la riscossione differita della rendita. Ma anche ridefinire il concetto di carriera, promuovere l'apprendimento continuo e fare regolarmente il punto della situazione. Sono le cinque misure che Pro Senectute Svizzera e l'Unione svizzera degli imprenditori ritengono utili per promuovere la prosecuzione volontaria dell'attività lavorativa anche dopo l'età di pensionamento.  "L'aumento dell'aspettativa di vita, i cambiamenti demografici e il desiderio di maggiore autodeterminazione in età avanzata", viene spiegato in una nota stampa, "hanno modificato il concetto tradizionale di vita lavorativa. In Svizzera, sempre più persone decidono di continuare a lavorare volontariamente oltre l'età di riferimento di 65 anni. Ma attualmente, il proseguimento volontario dell'attività lavorativa oltre l'età di riferimento è reso più difficile e in alcuni casi addirittura impossibile, Ciò può rappresentare un problema per il mercato del lavoro, che sta già vivendo una grave carenza di manodopera. Non solo si perde la manodopera necessaria, ma anche l'esperienza professionale e le conoscenze preziose". Una rivendicazione giusta oppure no? Ne abbiamo parlato con Giampaolo Cereghetti, presidente dell'Associazione Ticinese Terza Età (ATTE).

È giusto agevolare il lavoro volontario a chi è andato in pensione?

 "Sì, è giusto porre questo problema. Qualcuno ha scritto che si trattava di gettare un sasso nello stagno per invitare la politica a riflettere su questo tema. Ma resta una domanda: in quali settori il proseguimento di una carriera lavorativa potrebbe risolvere il problema della mancanza di manodopera? Quanto si tratta questo argomento non si pensa al libero professionista ed è qui che in parecchi, ognuno per i propri motivi, non vogliono lasciare il lavoro di una vita se non hanno qualcuno a cui trasmetterlo. È un discorso diverso quanto si è in una posizione subordinata, in questo caso mi sembra essenziale la tipologia della professione che uno svolge. Se penso al tema dell'anziano che lavora, il prima problema che mi viene in mente riguarda un fenomeno molto presente in Svizzera: quello degli over50. Spesso sono loro i primi a essere licenziati e gli ultimi a trovare un nuovo impiego, perché il più delle volte sono confrontati con un lungo periodo di disoccupazione, fino ad arrivare a perderne il diritto. Qui c'è, secondo me, un problema sociale che è prioritario perché queste persone dovrebbero poter accedere al diritto del lavoro senza dover passare a carico dell'assistenza".

Com'è stato il suo passaggio alla pensione?

"Se la vita in ambito lavorativa è stata molto intensa, uno non ha avuto tanto tempo per dedicarsi ad altro. Interrompere di colpo la propria attività significa sperimentare una caduta nel vuoto. Nel mio caso personale non è stato così, perché ancora prima di andare in pensione mi era stato chiesto di occuparmi dell'università della terza età, per cui non mi pare di essere uscito dall'esperienza del lavoro a tempo pieno. Anzi, a tante persone attive all'interno dell'ATTE viene chiesto quando andranno in pensione dalla pensione. Credo sia un modo utile e interessante per restare cittadini attivi e non sentirsi degli scarti da mettere da parte".

Il cambio generazionale

 Alcune persone intravvedono in questa proposta il rischio di occupare posizioni che potrebbero rappresentare l'inizio di una carriera professionale per qualche giovane. "Questo è il secondo tema, perché da un lato ci sono i giovani anziani che faticano a rientrare nel mondo del lavoro, dall'altro le nuove generazioni che vogliono muovere in primi passi in questo ambito. Trovare il punto d'equilibrio non è sempre facile, probabilmente dipende anche dalle professioni. Certamente non ha molto senso immaginare di ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani, perché questo avrebbe conseguenze anche sulla loro possibilità di formare una famiglia e rispondere a un altro problema: quello della denatalità ad esempio".

Per i pensionati è davvero così difficile accedere al volontariato?

"Credo che il volontariato sia una forma di lavoro molto intensa e soddisfacente che non comporta un guadagno salariale, ma può dare una serie di soddisfazioni di varia natura. Ci sono ad esempio i nonni che tengono i nipoti e permettono ai propri figli di lavorare, c'è la dimensione delle cure, dell'assistenza ai parenti che possono avere condizioni difficili di salute, ma esistono anche altre possibilità per essere attivi in questo ambito. Devo dire che con la pandemia questo settore è andato un po' in crisi, ma piano piano si sta risollevando e si sta registrando anche un cambio di mentalità da parte dei volontari".