Svizzera
L'iniziativa per un freno ai costi sanitari "minerebbe le basi del sistema svizzero"
©Chiara Zocchetti
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Keystone-ats
un mese fa
Il comitato contrario al testo espone le ragioni per votare no il prossimo 9 giugno: "Non spiega come vengono effettivamente ridotte le spese legate alla cassa malati".

L'iniziativa per frenare i costi del settore sanitario introdurrebbe una medicina a due velocità in Svizzera. È l'avvertimento lanciato dal comitato contrario al testo, sul quale il popolo dovrà esprimersi il prossimo 9 di giugno.

Le ragioni del no

L'iniziativa popolare "Per premi più bassi - Freno ai costi nel settore sanitario", depositata dal Centro, non spiega come dovrebbero essere effettivamente ridotte le spese legate alla cassa malati, ha criticato oggi a Berna il comitato. Esso è formato da membri di vari partiti - UDC, PS, PLR, Verdi e Verdi liberali -, dall'Associazione svizzera infermiere e infermieri (ASI) e da quella dei medici di famiglia e dell'infanzia (MFE). Il rischio, hanno sostenuto gli oppositori del testo, è che vengano minate le basi del sistema elvetico. Le assicurazioni dovrebbero in futuro appellarsi a un tetto dei costi e ciò significherebbe per i pazienti dove pagare di tasca propria una visita medica su tre entro i prossimi 20 anni. Per chi dispone solamente di un'assicurazione di base, e non di quella complementare, non sarebbe quindi più garantito un accesso tempestivo e terapeuticamente appropriato alle cure. Se il tetto ai costi fosse stato creato nel 2000, hanno calcolato gli scettici, attualmente non sarebbe più coperto il 37% di tutti i servizi.

Stando al comitato, se il «freno ai costi» fosse stato introdotto nell’anno 2000, il 37% delle prestazioni di base non sarebbero oggi coperte.  Queste prestazioni dovrebbero essere pagate di tasca propria o non verrebbero fornite.
Stando al comitato, se il «freno ai costi» fosse stato introdotto nell’anno 2000, il 37% delle prestazioni di base non sarebbero oggi coperte. Queste prestazioni dovrebbero essere pagate di tasca propria o non verrebbero fornite.

L'iniziativa troppo rigida per Governo e Parlamento

L'iniziativa in questione, lanciata nel 2020, prevede che l'aumento dei costi sanitari pro capite non possa essere nettamente superiore (non più del 20%) all'incremento dei salari e alla crescita dell'economia. In tal caso, la Confederazione, i Cantoni e i partner tariffali sarebbero obbligati a prendere misure correttive. Stando al Governo e al Parlamento, i quali hanno presentato un controprogetto indiretto che entrerà in vigore in caso di vittoria del "no" alle urne, il testo è troppo rigido e non tiene conto di fattori come l'invecchiamento della popolazione e i progressi della medicina.

Un meccanismo inflessibile

L'aspetto pericoloso è proprio questo meccanismo inflessibile, ha affermato davanti ai media la consigliera nazionale Sarah Wyss (PS/BS), che ha definito "del tutto irrilevante" la relazione fra PIL, salari e assicurazione obbligatoria. "Una rigida austerità che non tiene conto delle reali esigenze della popolazione limita inutilmente le risorse", le ha fatto eco il suo collega alla Camera del popolo Patrick Hässig (PVL/ZH). Il comitato dice di rappresentare circa 400'000 professionisti della sanità. Infermieri, medici di base e pediatri temono infatti un peggioramento delle condizioni di lavoro in caso di adozione dell'iniziativa. Questo perché gran parte degli oneri del ramo è da far risalire a salari e personale.

Mancheranno fondi per gli ospedali

Dal canto suo, Philippe Luchsinger, presidente della MFE, ha messo in guardia dalla mancanza di fondi per gli ospedali se la proposta verrà accettata fra meno di due mesi. Al sistema sanitario mancherebbero tra uno e due miliardi di franchi a partire dal 1° gennaio 2027, ha ammonito, aggiungendo che i nosocomi sarebbero i primi a soffrire e dovrebbero essere salvati con i soldi dei contribuenti. Inoltre, si rischierebbe un esodo di medici e una conseguente crescente carenza di specialisti.