
Non si sono fatte attendere troppo le reazioni di politica ed economia all'annuncio del Consiglio federale relativo all'avvio della consultazione fino a fine ottobre per l'approvazione degli accordi Bilaterali III.
UDC: "Un venerdì nero per la nostra democrazia"
Dopo "mesi di segretezza", il Consiglio federale pubblica oggi il "trattato di sottomissione" con l'Unione europea, in quello che diventa un "venerdì nero" per la democrazia svizzera. È la reazione dell'UDC alla divulgazione degli accordi Bilaterali III tra Berna e Bruxelles. Secondo la formazione, gli altri partiti vogliono consegnare la Confederazione all'Ue. "Non vogliamo giudici stranieri. Non vogliamo padroni stranieri. Vogliamo decidere da soli", rivendica l'UDC in una nota. Il consigliere federale Ignazio Cassis ha strappato il Patto federale del 1291 e con esso la secolare volontà della Svizzera di autodeterminarsi, accusano nella loro presa di posizione i democentristi, stando ai quali in futuro si dovranno adottare tutte le leggi dell'Ue, così come la burocrazia. "Questo trattato di sottomissione è un attacco diretto alla nostra democrazia", ha dichiarato, citato nel comunicato, il presidente del partito Marcel Dettling. Dal canto suo, il consigliere nazionale ticinese Paolo Pamini parla di "resa pianificata. Chiediamo che ogni decisione che riguarda la nostra sovranità sia sottoposta al voto del popolo e dei Cantoni".
PLR: "Fatti, non parole"
Dopo un periodo di speculazioni, finalmente può avere luogo una discussione basata sui fatti sul futuro della via bilaterale. Così il PLR commenta il pacchetto di accordi Svizzera-Ue presentato oggi ai media dal Consiglio federale, predicando inoltre "onestà e realismo". Mentre l'UDC, ignorando i fatti, evocava la rovina della patria, alcuni sostenitori hanno dato prematuramente il loro consenso, indica il PLR in un comunicato. La via bilaterale offre alla Svizzera importanti vantaggi: non dobbiamo essere membri dell'Ue, eppure partecipiamo al mercato interno, sottolineano i liberali-radicali. Riguardo alla posizione che prenderà il partito, il PLR ricorda che l'ultima parola spetta ai delegati, i quali si esprimeranno il 18 di ottobre. Che la valutazione sia positiva o meno, "non accetteremo in nessun caso un attacco della sinistra al mercato del lavoro liberale", evidenzia la formazione, che accusa anche l'UDC di voler "sabotare" i bilaterali a ogni occasione.
Verdi liberali: "Garantiscono sicurezza economica"
l pacchetto di accordi con l'Ue presentato oggi funge da garanzia per "relazioni stabili e positive" fra Berna e Bruxelles. È la posizione dei Verdi, che mettono in particolare l'accento sull'intesa in ambito energetico. L'accordo sull'energia elettrica riduce la necessità di centrali di emergenza a combustibili fossili, di capacità di riserva e di "sovrapproduzione inutile, dannosa per il clima e costosa", scrive in una nota il partito ecologista. Agire da soli invece danneggerebbe la natura, l'ambiente e i consumatori, aggiunge. In linea di principio, una stretta collaborazione con l'Unione europea è "la risposta giusta al pericoloso caos attualmente alimentato dalle fantasie imperialistiche delle grandi potenze", si legge nel comunicato. Per la Svizzera è quindi ancora più importante stabilizzare il più rapidamente possibile i rapporti con l'Ue e, insieme a quest'ultima, difendere la democrazia, il diritto internazionale e i diritti umani.
Centro: "Progressi evidenti rispetto all'accordo quadro"
Per il Centro, gli accordi presentati oggi rappresentano un "chiaro progresso" rispetto all'Accordo quadro del 2018, visto che il Consiglio federale è riuscito a ottenere miglioramenti in aree importanti. L'Ue concede alla Svizzera norme speciali sulla protezione dei salari, come le clausole di non regressione, afferma il partito. L'Ue riconosce così che la Confederazione è particolarmente esposta in quanto Paese con salari elevati. Bruxelles si è anche adattata alla Svizzera per quanto riguarda la direttiva sui diritti dei cittadini, in particolare accettando le disposizioni costituzionali più severe sull'espulsione degli stranieri criminali. Il Consiglio federale è riuscito anche a concretizzare la clausola di salvaguardia esistente, ma sono necessarie ulteriori misure per contrastare l'iniziativa "No a una Svizzera da 10 milioni!". La sua accettazione metterebbe a repentaglio l'attuale esito dei negoziati e l'intero approccio bilaterale. Per questo motivo è necessario un controprogetto diretto, afferma il presidente del partito Gerhard Pfister, citato in un comunicato.
USI: "Verso una valutazione approfondita della bozza di messaggio"
Valuteremo in modo approfondito: è la reazione a caldo dell'Unione svizzera degli imprenditori (USI) sul pacchetto di accordi fra Svizzera e Ue che il mondo economico - e con esso taluni media, ma non il Consiglio federale - chiama Bilaterali III. L'avvio della procedura di consultazione sul tema è "un'altra importante pietra miliare che i datori di lavoro salutano con favore", si legge in un comunicato odierno. Relazioni stabili con il partner più importante e culturalmente più vicino "sono di grande importanza per la Svizzera e la sua economia". "Ciò include sia l'accesso al mercato interno che la possibilità di reclutare senza burocrazia manodopera urgentemente necessaria", sostiene l'associazione. Le 13 misure di protezione dei salari che le parti sociali sono riuscite a concordare in febbraio vengono definite soddisfacenti: non è stata per contro trovata un'intesa sul miglioramento della protezione contro il licenziamento per i rappresentanti eletti dei lavoratori, un 14esimo provvedimento rivendicato dai sindacati. Il governo ha quindi deciso di proporre un'attuazione di questo punto: "i datori di lavoro continuano a rifiutare questa proposta", viene precisato. L'USI esaminerà in modo più approfondito la bozza di messaggio e, dopo aver valutato tutti i pro e contro, durante l'estate prenderà una decisione preliminare su un'approvazione o un rifiuto. "Fino ad allora continuerà a impegnarsi in modo costruttivo nel dibattito e si batterà per un pacchetto in cui i vantaggi per la Svizzera, la popolazione e i datori di lavoro superano gli svantaggi", conclude la nota.
Economiesuisse analizzerà i documenti
Per l'economia svizzera è fondamentale stabilizzare e proseguire con la via bilaterale, che ha apportato prosperità e sicurezza alla Svizzera negli ultimi decenni. È quanto afferma economiesuisse, commentando gli accordi con l'Ue presentati oggi dal Consiglio federale. La fine dei bilaterali comporterebbe un notevole indebolimento dell'economia svizzera e una perdita di reddito per la popolazione, scrive l'associazione in una nota, citando lo studio Ecoplan. Soprattutto alla luce dell'instabilità geopolitica attuale, è fondamentale mantenere relazioni affidabili con l'Ue, aggiunge. Lo scorso febbraio, sulla base dei contenuti noti fino a quel momento degli accordi di politica estera negoziati, economiesuisse ha tratto una prima conclusione positiva sul pacchetto, viene ricordato. Ora, verrà analizzato in modo approfondito il progetto di consultazione pubblicato oggi, con l'intento di formulare una valutazione preliminare prima della pausa estiva.
Movimento europeo Svizzera elogia la trasparenza
La popolazione deve poter votare sul pacchetto di accordi con l'Unione europea presentato oggi dal Consiglio federale al più tardi nel 2027. Lo afferma il Movimento europeo Svizzera, secondo cui Berna ha bisogno più che mai di relazioni strette e stabili con i suoi partner più vicini. L'organizzazione, si legge in una nota, accoglie con favore la pubblicazione dei testi relativi ai Bilaterali III e l'avvio della fase di consultazione, elogiando la trasparenza di cui ha fatto prova il governo. Si tratta di un passo avanti storico, afferma. Il Movimento europeo invita i partiti, le associazioni, le imprese e la società civile a partecipare attivamente alla consultazione. "Abbiamo perso abbastanza tempo. Ora è il momento di cogliere questa opportunità", ha commentato, citato nel comunicato, il suo presidente Eric Nussbaumer, stando al quale il partenariato fra la Svizzera e l'Ue "deve essere urgentemente stabilizzato, garantito e ulteriormente sviluppato".
Pro Svizzera: "La Confederazione ne uscirà perdente!"
Pro Svizzera critica duramente il nuovo pacchetto di accordi con l’UE, definendolo una minaccia alla sovranità e alla democrazia diretta svizzera. Contesta la mancanza di trasparenza nei negoziati, l’esclusione dei Cantoni e il fatto che non sia previsto un referendum obbligatorio. Denuncia inoltre la ripresa automatica del diritto UE, l'intervento della Corte di giustizia europea e i contributi finanziari richiesti da Bruxelles. Se il Parlamento non interverrà, l’organizzazione è pronta a lanciare un referendum per bloccare l’accordo. Pro Svizzera critica duramente il nuovo pacchetto di accordi con l’UE, definendolo una minaccia alla sovranità e alla democrazia diretta svizzera. Contesta la mancanza di trasparenza nei negoziati, l’esclusione dei Cantoni e il fatto che non sia previsto un referendum obbligatorio. Denuncia inoltre la ripresa automatica del diritto UE, l'intervento della Corte di giustizia europea e i contributi finanziari richiesti da Bruxelles. Se il Parlamento non interverrà, l’organizzazione è pronta a lanciare un referendum per bloccare l’accordo.
HotellerieSuisse: "Cruciali per ramo alberghi"
L'ulteriore sviluppo delle relazioni con l'Ue è di grande importanza per il ramo alberghiero svizzero e l'intera economia elvetica: lo sottolinea HotellerieSuisse, che si dice lieta per l'avvio del pacchetto di accordi di stabilizzazione e ulteriore sviluppo delle relazioni tra la Svizzera e l'Unione europea. In un comunicato odierno l'associazione degli albergatori sottolinea in particolare le necessità del ramo in relazione alla libera circolazione delle persone (LCP): il comparto "è ad alta intensità di personale con una grave carenza di figure qualificate". La libera circolazione delle persone consente l'accesso agevole a un'ampia offerta di personale con un onere amministrativo minimo. Fa parte della consultazione del pacchetto di accordi - che il mondo economico, e con esso taluni media ma non il Consiglio federale, chiama Bilaterali III, in analogia alle convenzioni precedenti, che erano però di portata inferiore - anche una serie di misure interne. "In linea di principio, HotellerieSuisse è favorevole alle misure elaborate dalle parti sociali e dai cantoni, ma dovrà esaminarle in modo approfondito. Le modifiche proposte non devono creare ulteriore incertezza giuridica né indebolire il principio consolidato del partenariato sociale. L'associazione respinge con decisione anche le misure che, dal punto di vista di un mercato del lavoro liberale, costituiscono un'ingerenza sproporzionata nella libertà decisionale delle imprese", conclude la nota.
Swissmem: "Una pietra miliare, giudizio positivo"
Swissmem accoglie con favore il fatto che il Consiglio federale abbia approvato il pacchetto di accordi fra Svizzera e Ue che il mondo economico - e con esso taluni media, ma non il Consiglio federale - chiama Bilaterali III, in analogia alle convenzioni precedenti, che erano però di portata inferiore. "Sulla base dei contenuti finora noti, il giudizio sul pacchetto è positivo", afferma l'associazione del comparto metalmeccanico ed elettrotecnico elvetico. I testi verranno ora esaminati in dettaglio. "È però fondamentale che non sorgano nuovi ostacoli in termini di politica interna per quanto riguarda la protezione dei salari", puntualizza l'organizzazione.
Travail.Suisse: "Protezione salari resti centrale"
Le misure di politica interna sulla protezione dei salari, su cui le parti sociali hanno trovato un'intesa, sono particolarmente importanti. È il punto di vista di Travail.Suisse sul pacchetto di accordi Svizzera-Ue divulgato oggi. "Queste 14 misure sono la condizione affinché la protezione dei salari non venga indebolita dal nuovo accordo", evidenzia il sindacato in una nota. "Senza un'efficace protezione, la pressione sugli stipendi e sulle condizioni di lavoro aumenterebbe notevolmente in molti settori. Un indebolimento è quindi inaccettabile per Travail.Suisse", afferma, citato nella presa di posizione, Thomas Bauer, responsabile della politica economica.