In mancanza della cosiddetta equivalenza le banche e gli investitori dell'Ue non avrebbero più accesso diretto alla Borsa di Zurigo: per acquistare o vendere titoli elvetici dovrebbero quindi passare da una banca svizzera. Quest'ultima, in base alla normativa sulle tasse di bollo, è tenuta a prelevare una tassa di negoziazione di 0,15%, balzello che sale allo 0,30% per azioni e obbligazioni straniere.
Il Consiglio federale ha fatto sapere oggi di valutare l'opportunità di abolire questa trattenuta, che è prevista dalla Legge federale sulle tasse di bollo (LTB), insieme a quella sulle emissioni e a quella sui premi di assicurazione. In tal modo i clienti europei potrebbero effettuare le loro transazioni attraverso un istituto svizzero: gli effetti della mancata equivalenza (necessaria in base a nuove regole Ue che entreranno in vigore il 3 gennaio) verrebbero quindi attenuati.
Nel 2016 la tassa di negoziazione ha fruttato circa 1,1 miliardi di franchi alla Confederazione, cui vanno aggiunti oltre 200 milioni per quella di emissione e più di 700 milioni per quella relativa alle assicurazioni. In totale la tassa di bollo genera quindi oltre 2 miliardi di franchi.
Da tempo il parlamento vorrebbe abolire questa imposizione: l'ultima volta se ne era parlato nell'ambito della riforma delle imprese III. Il tema era però stato sospeso per non caricare troppo l'oggetto in votazione federale: dopo il naufragio della riforma alle urne il dossier è tornato d'attualità.
L'impatto dell'abolizione della tassa potrebbe essere addirittura positivo per le casse federali, secondo uno studio dell'istituto renano BAK Basel risalente ormai al 2009. Questo perché senza di essa il prodotto interno lordo sarebbe dell'1,2% superiore e l'occupazione crescerebbe dello 0,5%. Dopo nove anni i mancati introiti fiscali sarebbero quindi recuperati con altre imposte.